Ci racconta la maestra Eleonora Pisano, docente di lingua in classe quinta della nostra scuola primaria:
DaD. Didattica a distanza. Piattaforme, videolezioni, tecnologia, video, pdf, mail, canali, applicazioni… Benvenuti nella scuola del ventunesimo secolo! Già, la scuola… Mi sento completamente fuori luogo, fuori tempo, fuori epoca. Se chiudo gli occhi e penso alla parola scuola ad essa associo un’idea completamente diversa. Lavagne nere (il mio amore incondizionato per l’ardesia è destinato a non scemare, nonostante l’utilità e l’unicità delle lym), banchi più o meno allineati, astucci dispersi in ogni angolo delle classi, libri nuovi e libri impolverati, zainetti, cartelloni alle pareti, lavoretti da finire, ma soprattutto… voci, grida, sorrisi, corse, pianti, risate, canti, abbracci, carezze, bambini…. Bambini. I “miei” bambini. Sì, perché alla fine i tuoi alunni finiscono sempre per diventare i “tuoi bambini”, anche se ti fanno perdere la pazienza, anche se devi ripetere loro mille volte le cose prima che le facciano – anzi: prima che inizino a farle! – anche se non sono figli tuoi, ma in fondo è un po’ come se lo fossero…
Li hai conosciuti all’ultimo anno della scuola materna, li hai presi per mano in prima elementare e li hai accompagnati – tra vittorie e sconfitte, tra lacrime e risate, tra gite e lezioni – fino in quinta. Ed ora? Poco più di un mese e voleranno via, intraprenderanno percorsi nuovi, cresceranno – com’è giusto che sia – ma lo faranno lontano da te… E avresti voluto vivere intensamente, insieme a loro, gli ultimi mesi di scuola, per non sciupare neanche un attimo, per non avere rimpianti, per goderteli il più possibile. Ma poi…. Lockdown. Isolamento. Quarantena. Dad. Non ci saranno altri abbracci, non ci saranno altre gite, non ci saranno altre canzoni cantate a squarciagola seduti sui banchi mentre fuori la pioggia batte sui vetri. Non ci saranno ricreazioni trascorse ad intrecciare capelli, non ci saranno storie da raccontare … O forse sì. Le storie. Storie da raccontare. Loro amano le storie e tu ami i libri. E un pochino di quell’amore sei certa di averglielo in qualche modo trasmesso. Allora perché non continuare a leggere per loro? Una sorta di …“Storie della buonanotte”.
Detto e fatto! Proponi, accettano sorridenti ed entusiasti, così ti colleghi con loro alle 20.30 esatte – tre volte alla settimana – per leggere racconti dell’horror (sono i loro preferiti…) e romanzi per ragazzi, mentre – in un clima meno austero e formale rispetto alla videolezione mattutina – ti salutano, con i loro visetti sorridenti, gli sguardi vispi, mostrandoti i loro pigiami colorati, per poi presentarti i pupazzi ed inquadrare tutti gli animali domestici… Ogni tanto sbucano fratelli e sorelle – alcuni sono tuoi ex alunni – che ti sorridono ed ascoltano zitti zitti, sdraiati tra i cuscini, quando non se li tirano l’un l’altro… Certo, non è come vedersi tutti i giorni a scuola, non sono “i nostri abbracci di gruppo”, ma è comunque tempo. Tempo che abbiamo a disposizione per stare ancora insieme, tempo per incontrarci, per parlare, per condividere qualche momento che altrimenti non avremmo, tempo per volerci bene, tempo prezioso da rubare a quest’isolamento, che non può e non deve farci sentire tristi e soli, perchè in questa situazione tanto surreale ed anomala, abbiamo tutti ancor più bisogno d’affetto, di speranza, di conferme, di comprensione, di sorrisi e .. perché no? Di magia. La magia protagonista dei nostri libri.
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